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MOAH e MOSH negli imballaggi alimentari

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Negli ultimi anni la presenza di MOAH e MOSH negli imballaggi alimentari sta diventando sempre di maggiore interesse, cerchiamo analizzare la questione e capirne i rischi.

In questo articolo tratteremo i seguenti aspetti:

  • Conoscenza dei MOAH e MOSH, che cosa sono?
  • La tossicologia dei MOAH e MOSH.
  • Dove sono presenti i MOAH e MOSH nel settore alimentare.
  • La normativa applicabile ai MOAH e MOSH.
  • Esistono ad oggi limiti di legge per i MOAH e MOSH?
  • Dove poter reperire informazioni e normative.


Che cosa sono i MOAH e i MOSH:

Per MO sono indicati i “Mineral Oil” ovvero gli olii di origine minerale e nello specifico dal mondo degli idrocarburi. Da un punto di vista chimico si tratta di catene complesse di atomi a base di Ossigeno, Carbonio, Idrogeno al quale si uniscono componenti diversi. Scendendo nello specifico settore alimentare e degli imballi ad uso alimentare possiamo definire due tipologie di MO ovvero:

  • i MOSH (Mineral Oil Saturated Hydrocarbons) che rappresentano la categoria degli idrocarburi alifatici saturi, sono tipicamente composti da alcani lineari e ramificati, e da cicloalcani achil-sostituiti.
  • i MOAH (Mineral Oil Aromatic Hydrocarbons) che rappresentano la categoria degli idrocarburi che possiedono da 1 a 4 anelli aromatici. Questi sono un gruppo molto più ampio e complesso rispetto ai MOSH, ma includono principalmente idrocarburi poliaromatici alchilsostituiti.

E’ corretto notare inoltre che la normativa quadro sugli imballi e oggetti in plastica destinati a venire a contatto con alimenti, ovvero il Regolamento (UE) 10/2011, cita la sola definizione di “Oli minerali bianchi, paraffinici, derivati da idrocarburi di origine petrolifera” quindi anche in questo caso non vi è una definizione chiara. Tali componenti, sempre secondo il Regolamento (UE) 10/2011 sono presenti nelle liste positive con numero sostanza FCM 95 dove non è definito un limite di migrazione specifico (LMS) o altra restrizione. La sola soglia applicabile è quindi quella prevista come limite di migrazione globale (LMG) ovvero 60 mg/kg.

La tossicologia dei MO.

Attualmente gli studi condotti sui MOCA, non hanno dimostrato una correlazione diretta fra MO e rischi per la salute. L’EFSA sta effettuando da alcuni anni un monitoraggio sulla presenza di MO e sulla relativa tossicologia al fine di emanare un parare ufficiale. Il limite maggiore risiede soprattutto sulla mancanza di chiarezza sulla composizione specifica dei MO, l’attività di identificazione dell’esatto profilo dei composti chimici all’interno della definizione di olii minerali e che possono avere un impatto tossicologico infatti, è ancora in una fase molto prematura. Tuttavia è chiaro che gli olii minerali idrocarburici aromatici (MOAH) vengono usualmente considerati più critici rispetto agli olii minerali idrocarburici saturi (MOSH).

Infine si ricorda che gli olii minerali possono contenere anche idrocarburi aromatici policiclici (PAH) ad oggi classificati come possibili sostanze cancerogene.

Dove si trovano maggiormente i MOAH e i MOSH nel settore alimentare?

Recenti studi di settore condotti dal BfR (Istituto Federale Tedesco per la Valutazione del Rischio), hanno dimostrato che tali componenti si ritrovano con frequenza in alcuni alimenti imballati che hanno contatto diretto o indiretto con il cartone fabbricato utilizzando fibre di carta riciclata. La causa primaria di cessione di MOAH e MOSH all’alimento sarebbe quindi attribuibile all’imballo secondario dove la normativa sia comunitaria che nazionale non si è ancora espressa in modo esauriente.

 

I cartoni da imballo sono infatti costituiti in gran parte da materie prime e fibre ricavate dal riciclo di carta quali quotidiani e altri materiali. Questi sono tipicamente ricchi di inchiostri e residui di composti chimici normalmente non presenti nei materiali destinati a contatto con alimenti, inoltre l’essiccazione degli inchiostri utilizzati nella stampa dei suddetti quotidiani si basa sull’assorbimento dell’olio utilizzato nel processo e veicolato nella carta.

La normativa applicabile ai MOAH e MOSH

Allo stato attuale non sono presenti specifiche norme a livello Comunitario che definiscono limiti critici per i MOAH e MOSH. Il 16 Gennaio 2017 tuttavia la Commissione UE ha emanato la Raccomandazione (UE) 2017/84 relativa al monitoraggio degli idrocarburi di oli minerali nei prodotti alimentari e nei materiali e negli oggetti destinati a venire a contatto con prodotti alimentari (MOCA).

La raccomandazione pone in essere alcuni importanti requisiti impliciti.

Pur non definendo limiti ne per i MOAH ne per i MOSH, all’articolo 1, la Raccomandazione spinge gli Stati membri a svolgere un’attività di monitoraggio della presenza di MOAH e MOSH negli alimenti nel biennio 2017-2018.

L’attività di monitoraggio dovrebbe concentrarsi su alimenti quali: grassi animali, pane e panini, prodotti da forno fini, cereali da colazione, prodotti di confetteria (compreso il cioccolato) e cacao, pesce, prodotti a base di pesce (pesce inscatolato), cereali destinati al consumo umano, gelati e dolci, semi oleosi, pasta, prodotti derivati dai cereali, legumi secchi, insaccati, frutta a guscio, oli vegetali, nonché i materiali a contatto con gli alimenti utilizzati per questi prodotti.

Anche il metodo di campionamento viene definito e consigliato come strumento di controllo, all’articolo 3 infatti la Raccomandazione cita espressamente “Gli Stati membri dovrebbero eseguire il campionamento dei prodotti alimentari conformemente alle disposizioni del Regolamento (CE) 333/2007” [Regolamento (CE) n. 333/2007 della Commissione, del 28 marzo 2007, relativo ai metodi di campionamento e di analisi per il controllo ufficiale dei tenori di piombo, cadmio, mercurio, stagno inorganico, 3-MCPD e benzo(a)pirene nei prodotti alimentari; pubblicato sulla GU L 88 del 29.3.2007, pag 29].

Importante notare anche che, sempre all’articolo 3, la Raccomandazione definisce la modalità di campionamento da effettuare “Il campionamento dei prodotti alimentari preconfezionati dovrebbe concentrarsi su prodotti alimentari prossimi alla scadenza del termine minimo di conservazione e che sono lavorati o conservati a temperature relativamente elevate”. Questo implica condizioni specifiche e “peggiorative” rispetto ad un normale uso e conservazione dei prodotti stessi.

Ulteriore spunto di riflessione lo ritroviamo all’articolo 5 della Raccomandazione. “Qualora siano rilevati MO negli alimenti, gli Stati membri dovrebbero svolgere ulteriori indagini negli stabilimenti alimentari per determinarne l’eventuale fonte o le eventuali fonti”. Questo chiama in causa in modo indiretto il Regolamento (CE) 2023/2006 che implica lo studio delle buone prassi igieniche sulla base del metodo HACCP [Regolamento (CE) 2023/2006 della Commissione del 22 dicembre 2006, sulle buone pratiche di fabbricazione dei materiali e degli oggetti destinati a venire a contatto con prodotti alimentari, pubblicato sulla GU L384 del 29.12.2006, pag 75].

Infine si cita il Regolamento CE 1935/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 ottobre 2004 riguardante i materiali e gli oggetti destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari, che, al considerando 3), al considerando 14) , nonché all’ articolo 1) comma 1) “requisiti generali”, pone le basi al processo di assicurazione della qualità dei materiali e che implica implicitamente una gestione da parte delle aziende coinvolte verso un sistema di prevenzione e monitoraggio dei rischio.

Quali sono quindi i limiti di legge allo stato attuale?

Attualmente non vi sono normative UE ufficiali che definiscono i livelli minimi e massimo accettati per MOHA e MOSH. Tuttavia si possono considerare fonti ufficiali alcuni valori di riferimento come quelli definiti dal JECFA (Joint FAO/WHO Committee on Food Additives) che ha stabilito come riferimento un valore di ADI (Acceptable Daily Intake) pari a 0,01 mg/kg.

Ulteriore riferimento ma applicabile solo agli imballaggi di carta e cartone di recupero, e stato presentato sotto forma di emendamento alla “German Commodities Regulation” nel 2011. Tale documento propone limiti di MO (sia MOSH che MOAH) pari a:

  • 0,6 mg/Kg di alimento (contenuto di MOSH);
  • 0,15 mg/Kg di alimento (migrazione di MOAH).

Infine ritroviamo alcuni valori definiti su specifiche private relativi a gruppo GDO o GD [fonti private]. Tali valori di riferimento si attestano indicativamente:

  • MOAH valore non rilevato.
  • MOSH (tra C17 e C20) < 4 mg/kg
  • MOSH (tra C20 e C35) <. 2 mg/kg.

Ad oggi soprattutto nell’industria produttiva della carta e cartoni da imballaggio, le soluzioni volte alla riduzione della presenza dei MOAH e MOSH si concentrano sull’ottimizzazione dei cicli produttivi e/o l’utilizzo di prodotti food grade.

Gli utilizzatori invece, preso orami atto del problema, stanno valutando la ri-progettazione di alcuni imballaggi per i propri alimenti (utilizzo di fibre vergini o di una barriera funzionale) o sulla sostituzione di tali tipologia di imballo.

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